Giulio Andreotti (Roma, 14 gennaio 1919) è un politico,
scrittore e giornalista italiano. È stato uno dei principali esponenti della
Democrazia Cristiana, protagonista della vita politica italiana per tutta la
seconda metà del XX secolo. Ha ricoperto più volte numerosi incarichi di
governo:
- sette volte Presidente del Consiglio (tra cui il governo
di "solidarietà nazionale" durante il rapimento di Aldo Moro
(1978-1979), con l'astensione del Partito Comunista Italiano, e il governo
della "non-sfiducia" (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina
Anselmi, al dicastero del Lavoro);
-otto volte ministro della Difesa;
-cinque volte ministro degli Esteri;
-tre volte ministro delle Partecipazioni Statali;
-due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e
ministro dell'Industria;
-una volta ministro del Tesoro, ministro dell'Interno (il
più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei
beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.
È sempre stato presente dal 1945 in avanti nelle assemblee
legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all'Assemblea costituente, e poi
nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente
come senatore a vita. È stato Presidente della Casa di Dante in Roma. Il 2
maggio 2003 è stato giudicato dalla Corte d'Appello di Palermo per concorso
esterno in associazione mafiosa. Assolto in primo grado, il 23 ottobre 1999, fu
condannato con sentenza d'Appello. Nell'ultimo grado di giudizio, la II sezione
penale della Corte di Cassazione ha citato il concetto di "concreta collaborazione"
con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980, presente
nel Dispositivo di Appello. Il reato commesso è stato considerato estinto per
sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarato il "non doversi
procedere" nei confronti di Andreotti.